Progetto NAWAMED, la Provincia al lavoro su scala internazionale

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C’era anche il Presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli alla conferenza internazionale organizzata da NAWAMED dal 3 al 5 ottobre scorsi, un evento che ha visto così concretizzarsi il lavoro della Provincia, impegnata da diversi anni nella tutela e riutilizzo delle risorse idriche.

L’evento è stato realizzato nell’ambito di NAWAMED, progetto europeo che, con un budget di oltre 3 milioni di euro, è volto a promuovere l’applicazione di tecnologie e misure innovative, sostenibili, a basso costo per l’utilizzo di risorse idriche non convenzionali a fini domestici. ENI CBC MED è la più grande iniziativa di cooperazione multilaterale e transfrontaliera in termini finanziari (209 milioni di euro) e di numero di Paesi coinvolti (14 di cui 7 della sponda sud: Algeria, Cipro, Egitto, Francia, Giordania, Grecia, Israele, Italia, Libano, Malta, Palestina, Portogallo, Spagna e Tunisia) promossa dall’Unione Europea all’interno della Politica di Vicinato. E’ stata Siracusa ad ospitare il meeting che per tre intere giornate ha animato la città con workshop, visite ai progetti pilota, dibattiti e vernissage per dare voce ai temi della circolarità, del riuso sostenibile e della resilienza delle risorse idriche. Si è trattato soprattutto di un evento di networking che ha visto la partecipazione attiva di esperti, moderatori, relatori e stakeholder arrivati da tutto il bacino del Mediterraneo con la volontà di divulgare, proporre e discutere in tavoli di lavoro multidisciplinari le buone pratiche di riuso ed efficientamento delle risorse idriche, già testate nei progetti europei di cui si fanno portavoce.

La Provincia di Latina è ente capofila del progetto di cooperazione nel Mediterraneo NAWAMED sulle buone pratiche per il riuso delle acque tra cui l’idea, mostrata a Siracusa, di una parete di una scuola sulla quale installare un innovativo sistema verde in grado di trattare le acque reflue che vengono così recuperate per il loro riutilizzo realizzato in una scuola di Ferla in Sicilia, con l’obiettivo di promuovere le Nature Based Solutions per il riuso delle acque grigie. Sono state numerose le buone pratiche presentate dagli enti istituzionali e di ricerca provenienti dai Paesi del Mediterraneo sul tema della gestione idrica e riuso, sia a livello urbano sia rurale. D’altronde proprio la siccità di questa estate ci ha tristemente messo di fronte alla realtà dei cambiamenti climatici che stanno affliggendo in maniera crescente l’Europa e il Mediterraneo. Le soluzioni e i casi esemplari, capaci di rispondere alle necessità di adattamento che il prossimo futuro ci imporrà, esistono ma vanno spiegati per capirne in maniera concreta il funzionamento e l’applicazione. Acque grigie, acque reflue, acque di pioggia raccolte localmente: cosa sono? Cosa vuol dire riutilizzarle? Le potenzialità per queste risorse sono notevolissime. E proprio l’evento di networking ha voluto creare un ponte tra il mondo della ricerca e il territorio. Ed è stato infatti strutturato in modo da integrare sessioni formative, momenti di confronto dinamico, discussioni strategiche e intrattenimento informale.

Soddisfatto dell’evento il Presidente della Provincia di Latina Stefanelli intervenuto nella giornata conclusiva della conferenza “Il nostro territorio a vocazione prettamente agricola – ha detto il presidente Stefanelli , riferendosi al territorio pontino ma più in generale al contesto italiano – subisce ricadute particolarmente pesanti dal punto di vista economico e sociale nei periodi di siccità. La Provincia di Latina come capofila del progetto NAWAMED si impegna da diversi anni nella tutela delle risorse idriche e nella promozione delle Nature Based Solutions per il recupero delle acque grigie domestiche, ben conscia della loro crescente importanza come buona pratica, altamente innovativa, per rispondere alle emergenze idriche dei prossimi anni“. Per NAWAMED, la Provincia di Latina opera con un partenariato composto da Centro Euromediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile – Svi.med, IRIDRA, Environmental Water Agency maltese, American University of Beirut, CERTE l’istituto di ricerca tunisino per l’acqua e il dipartimento di Ingegneria della University of Jordan di Amman.

Secondo Fabio Zaccarelli, PM del progetto presso la Provincia di Latina, è proprio grazie a questo partenariato di eccellenza che “il progetto NAWAMED riesce a catalizzare l’attenzione internazionale e a raggiungere importanti risultati di divulgazione sull’uso delle risorse non convenzionali per il recupero delle acque grigie.” Zaccarelli, come rappresentante della Provincia di Latina, ha infine espresso tutto il suo entusiasmo per il lavoro svolto come ente capofila in qualità di promotore dell’iniziativa. In un futuro molto vicino, e nelle parole di Germana Di Falco del Dipartimento delle Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tutto starà nel capitalizzare i risultati dei progetti di qualità. “È un affare che riguarda tutti noi – ha detto Di Falco – se davvero vogliamo costruire la ripresa e la resilienza. Le politiche idriche non solo sono al centro di tutta la politica di coesione 2021 2027 ma funzionano da tessuto connettivo potente tra Next Generation EU e tutte le politiche che l’Europa sostiene con le altre risorse di bilancio. Eventi come questo ci aiutano a capire in che direzione andare, come integrare fondi e strategie, senza duplicare in modo insensato gli investimenti e massimizzando il ritorno delle risorse comunitarie che utilizziamo per la crescita e lo sviluppo sostenibile”.

Ricchissimo il parterre dei partecipanti alla conferenza del programma NAWAMED in rappresentanza delle proprie istituzioni, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano, l’European Institute of Innovation & Technology (EIT), la Global Water Partnership (GWP) , l’Union for the Mediterranean (UfM), il Mediterranean Water Institute (IME), Associazione Nazionale delle Bonifiche, delle Irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI), MedCities, il Mediterranean Youth for Water (MedYWat), il Climate Change Mediterranean Center (CCMC), l’European Federation of National Associations of Water Services, International Center for Advanced Mediterranean Agronomic Studies – Mediterranean Agronomic Institute of Bari (CIHEAM – BARI), Mediterranean Network of Basin Organisations, oltre all’Università di Catania, l’Università di Bologna, ARCA Consorzio Universitario di Palermo, l’Università di Sassari, il Politecnico di Torino, il Centre for Water Research and Technologies di Tunisi, l’American University di Beirut, l’University of Jordan, il Centre for Research and Technology greco, la National Technical University di Atene, il Palestinian Wastewater Engineers Group, la Confederation of Egyptian European Business Associations.

No Plastic Bag Day: il 12 settembre sensibilizza all’eccessivo utilizzo di plastica

Il 12 settembre si celebra il No Palstic Bag Day, la giornata mondiale senza sacchetti di plastica. 

Istituita nel 2009 da The Marine Conservation Society, la giornata mira a sensibilizzare i cittadini sui danni provocati dalla dispersione della plastica, incentivando l’utilizzo di materiali alternativi – in particolar modo per quanto riguarda le plastic bag

Secondo i dati diffusi dall’Unione Europea, in Europa ogni anno vengono prodotte più di 100 miliardi di borse di plastica, le quali generano circa 25 milioni di tonnellate di rifiuti. Meno del 30% di queste viene però raccolto e riciclato, finendo in buona parte in discarica dopo un ciclo di vita molto breve – si stima, infatti, che l’utilizzo medio di un sacchetto di plastica sia di circa 12 minuti, al termine del quale viene buttato via. In compenso, gran parte dei sacchetti continua a esistere e, se non biodegradabili, possono impiegare più di 30 anni prima di decomporsi. 

Da sottolineare in questa giornata è la gravità dei danni che questo processo può causare: secondo il WWF, ogni anno 150 milioni di tonnellate di plastica vengono disperse negli oceani. Il mediterraneo conta 570 mila tonnellate – ovvero più di 30 mila sacchetti di plastica buttati in mare ogni minuto. 

Questo ha un impatto non solo sull’ambiente, ma anche sul suo ecosistema e sulla salute dei suoi abitanti. Si stima infatti che l’ingestione di plastiche sia stata accertata in più di mille specie animali, risalendo tutti i gradini della catena alimentare: partendo dagli invertebrati fino ai predatori, incluso l’uomo. 

La giornata mira quindi a cambiare il trend dei consumi, ponendo un accento sulla necessità di abbandonare la plastica per soluzioni maggiormente sostenibili e, di conseguenza, più sane per la nostra salute.  

Come poter fare? La soluzione più semplice è quella di abbandonare i sacchetti di plastica monouso, prediligendo quelli riutilizzabili di stoffa o compostabili. 

Ma questo non basta. Ecco per questo alcuni consigli per iniziare ad adottare buone abitudini: 

  • Riutilizza i sacchetti di plastica: non gettarli, ma usali come contenitori per il riciclo; 
  • Preferisci cibo fresco a quello confezionato in buste di plastica;
  • Preferisci il vetro: è un materiale più sostenibile rispetto alla plastica e facilmente sterilizzabile; 
  • Durante le tue passeggiate non buttare bottiglie e involucri di plastica dove capita, ma utilizza gli appositi bidoni; 
  • Anche durante il No Plastic Bag Day non dimenticare di utilizzare materiale compostabile, borracce di alluminio al posto delle bottigliette e ricicla tutto il riciclabile; 
  • Partecipa alle iniziative locali di raccolta della plastica in spiaggia, campagna e nelle città. 

Ricorda: ogni tua azione può aiutare a salvare l’ambiente. 

Finanziato con 40 milioni di euro il progetto PNRR EGATO 4 Latina

Il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha ammesso e finanziato il progetto per il recupero delle perdite.

Stefanelli: “Grande soddisfazione, una sfida vinta contro lo scetticismo di molti”

Il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha comunicato con nota ufficiale l’esito dell’“Avviso pubblico per la presentazione delle proposte per interventi finalizzati alla riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti a valere sulle risorse del PNRR-M2C4-I4.2”.

Il progetto presentato dall’EGATO 4 Latina dal titolo “Global Water Evolution: l’ottimizzazione del Sistema Idrico Integrato dell’ATO 4 – Lazio meridionale” ha ottenuto il finanziamento di 40.274.800,90 di euro, rientrando quindi tra i soli 21 progetti ammessi e finanziati sui 119 presentati in tutta Italia.

“Siamo molto soddisfatti del finanziamento, è una grande vittoria per tutto il nostro territorio e per i nostri cittadini. Ancor di più perché in pochi ci credevano – ha dichiarato il presidente di EGATO 4 Latina Gerardo Stefanelli – Questo risultato è la prova che le cose possono cambiare, soprattutto se si mettono da parte inutili polemiche e si lavora di squadra.”

“Gli uffici del Ministero – aggiunge Stefanelli – si sono resi conto della qualità del progetto che abbiamo presentato tanto che, al di là della comunicazione ufficiale con cui ci hanno informato di aver ottenuto uno dei punteggi massimi, abbiamo ricevuto una telefonata informale in cui ci hanno fatto i complimenti per il grado di innovazione delle azioni che andremo a realizzare”.

Il progetto di EGATO 4 Latina, infatti, ha ottenuto il punteggio di 29,40, risultando 11° a livello nazionale su 119 progetti, e soprattutto ha ottenuto uno dei finanziamenti in assoluto più alti.

“I fondi del PNRR ci permetteranno di condurre il nostro servizio idrico verso la digitalizzazione e la sostenibilità: abbiamo in mente il modello delle smart cities. Inoltre, il vero obiettivo ambizioso riguarda il recupero delle perdite. La situazione attuale vede un volume disperso pari al 71%; con l’accesso ai fondi del PNRR contiamo di scendere fino al 45% entro il 2032, avvicinandoci sensibilmente agli obiettivi stabiliti da ARERA. Con questa strategia innoviamo, miglioriamo il servizio e permettiamo agli utenti di risparmiare sensibilmente”.

Il piano degli interventi incluso nel progetto “Global Water Evolution: l’ottimizzazione del Sistema Idrico Integrato dell’ATO 4 – Lazio meridionale”, per un valore complessivo di 54.109.360,90 di euro, prevede:

  1. Rilievo e digitalizzazione su sistema informativo geografico (GIS).
  2. Implementazione del progetto “Digital Water” (DW), un progetto di innovazione tecnologica della piattaforma informatica per l’asset management delle reti e perdite idriche.
  3. Realizzazione del progetto di Smart Metering (SM).  
  4. Modellazione e progettazione idraulica: distrettualizzazione permanente, gestione delle pressioni ed infine di risanamento delle condotte idriche.
  5. Distrettualizzazione delle reti distributrici (DM, district metering).
  6. Gestione della pressione (GP).
  7. Controllo attivo delle perdite (C.A.P.), ricerca e riparazione perdite occulte e monitoraggi di reti e condotte.
  8. Lavori di risanamento condotte con scavo e senza scavo (tecnologie NO DIG TOC e Pipecare).
  9. Progetto di Recupero Dispersioni Amministrative (RDA) per il recupero di una dei consumi illegali, mediante l’analisi incrociata di banche dati, e attività di verifica in campo. “Nelle prossime settimane – conclude l’ingegner Umberto Bernola di EGATO 4 Latina – informeremo attraverso il nostro sito web circa l’evolversi di tutti gli interventi, così da rendere i soggetti interessati e gli utenti parte attiva del processo di innovazione ed efficientamento del Sistema Idrico Integrato”.

EGATO 4 Latina: approvata la nuova Convenzione di Gestione del Servizio Idrico Integrato dell’ATO 4

È stata approvata nella seduta odierna della Conferenza dei Sindaci la nuova Convenzione di Gestione del Servizio Idrico Integrato dell’Ambito Territoriale Ottimale n. 4. di Latina e del Lazio Meridionale. Dei 26 Comuni presenti, hanno votato a favore in 21 (pari al 69,9% dei cittadini rappresentati e all’81% dei Comuni presenti), contrari 1 e astenuti 4.

In particolare, i 21 Comuni favorevoli sono stati Anzio, Cori, Fondi, Formia, Gaeta, Latina, Lenola, Maenza, Minturno, Monte San Biagio, Norma, Pontinia, Priverno, Prossedi, Rocca Massima, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, San Felice Circeo, Sermoneta, Santi Cosma e Damiano, Ventotene. Unico voto contrario quello del Comune di Bassiano. Ad essersi astenuti i Comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Nettuno, Sezze.

“Continua il nostro lavoro di ammodernamento e adeguamento istituzionale dell’Ente – sottolinea l’ingegnere Umberto Bernola di Egato 4 Latina – Dopo l’approvazione del primo bilancio dell’Ente, del DUP – Documento Unico di Programmazione, oggi abbiamo approvato la Convenzione di Gestione trovando il parere favorevole e convinto delle amministrazioni dopo un confronto responsabile”.

La Convenzione di Gestione recepisce, infatti, gli obblighi di legge stabiliti sin dal 2015 dall’Autorità di Regolazione (ARERA)[1], pur non snaturando in tutte le sue parti la precedente Convenzione. Si è trattato di un adeguamento non solo richiesto dall’ARERA, ma anche e soprattutto obbligatorio per garantire all’EGATO 4 Latina l’accesso ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)[2].

L’approvazione di questo documento, dunque, non ha costituito un mero atto formale, bensì si è trattato di una tappa fondamentale per poter concretizzare gli interventi del valore di 54 milioni di euro previsti per innovare il Sistema Idrico Integrato dell’Ato 4, di cui 40 milioni di euro provenienti proprio dal PNRR, garantendo così alle comunità un servizio sempre più efficiente, moderno e sostenibile.

In numerose occasioni pregresse, la Convenzione di Gestione è stata respinta perché ritenuta inadeguata nella sua impostazione a rispondere alle esigenze del territorio.

“Consapevoli di ciò, – spiega l’ingegnere Bernola – abbiamo ritenuto fondamentale aggiornare il documento, sottoponendo all’approvazione una nuova versione che, integrando gli obblighi di legge stabiliti dall’ARERA, recepisse le osservazioni avanzate sulle precedenti versioni sottoposte in passato alla Conferenza dei Sindaci, con l’obiettivo di sostenere e incoraggiare un processo di sviluppo del territorio in piena sinergia e unità d’intenti con tutte le Amministrazioni che ne fanno parte.”


[1] Deliberazione Arera  656/2015

[2] Avviso Pubblico PNRR M2C4-I4.2, art. 4, comma 2

Earth Overshoot Day 2022: il 28 luglio si esauriscono le risorse rinnovabili dell’intero anno 

Oggi è l’Earth Overshoot Day, la data che segna l’esaurimento di tutte le risorse naturali che il pianeta è capace di rigenerare in un anno

Questa viene calcolata ogni anno dal Global Footprint Network utilizzando i dati di ogni paese e i conti delle loro biocapacità. La data cambia continuamente, anticipandosi di anno in anno. 
Il primo Overshoot Day si registrò il 10 dicembre 1972. Da allora, la popolazione è cresciuta del 121%, aumentando la sua impronta ecologica di circa il 60%. E infatti, il 2022 registra il più grande deficit di sempre, cadendo un giorno in ritardo rispetto al 2021 e portando a 19 anni il debito ecologico globale di rigenerazione del pianeta. 

Che cosa accade con l’Earth Overshoot Day? 

Il nostro pianeta produce differenti risorse biologiche in grado di rigenerarsi autonomamente. Queste, però, non sono illimitate e il loro sfruttamento rischia di creare gravi deficit, tali da provocare una sofferenza e una carenza di risorse a livello mondiale. Questa insufficienza conduce inevitabilmente all’Overshoot Day, giorno in cui l’intera popolazione mondiale inizia ad utilizzare risorse non rinnovabili per il resto dell’anno, attingendo quindi al consumo destinato al 2023

Con risorse non rinnovabili intendiamo tutto ciò che fa capo al “capitale naturale”, come suoli, foreste, falde acquifere, acqua dolce, zone umide, seminativi, minerali e combustibili fossili. Per poter rigenerare tutte queste ed i loro servizi ecosistemici sarebbe necessaria la biocapacità di 1,75 Terre e tale cifra dovrebbe salire a due Terre entro il 2030. 

Inoltre, dobbiamo considerare che non tutti i paesi versano nelle stesse condizioni. Il Global Footprint Network rende noto ogni anno, oltre al dato globale, anche il debito ecologico delle singole nazioni. L’Italia ha segnato in rosso la data del 15 maggio e, secondo i calcoli del National footprint and biocapacity accounts, avremmo bisogno di 5,3 Italie per poter pareggiare il nostro debito ecologico. Quelli italiani rappresentano i dati più alti in termini di sfruttamento delle risorse: siamo infatti secondi solo al Giappone. 

Esiste una soluzione? 

Da anni esperti e scienziati vagliano soluzioni sostenibili per il Pianeta, ma c’è una verità che non possiamo ignorare: siamo ospiti della Terra e solo nuove politiche di sviluppo e buone pratiche applicate da tutta la popolazione possono salvare le risorse naturali e far nascere un nuovo sistema di sviluppo basato sulla sostenibilità e la rigenerazione. 

Il Global Footprint Network ha calcolato e, successivamente, proposto una serie di soluzioni che contribuirebbero a rallentare il l’Overshoot Day: 

  • Rimboschire 350 milioni di ettari di foresta, intervenendo nella tutela e conservazione degli spazi selvaggi, ripristinando ecosistemi e contribuendo all’agricoltura rigenerativa, questo anticiperebbe la data di 8 giorni
  • Ridurre del 50% l’utilizzo dell’auto, farebbe regredire di almeno 13 giorni
  • Il cibo da solo occupa oggi il 55% della biocapacità della Terra. Se il consumo mondiale di carne fosse ridotto del 50% e queste calorie fossero sostituite da una dieta vegetariana, il giorno sarebbe spostato di 17 giorni, mentre ne sposteremmo 13 dimezzando gli sprechi alimentari nel mondo; 
  • Efficientare le reti elettriche farebbe arretrare l’Earth Overshoot Day di 21 giorni, mentre alimentarci prevalentemente da fonti di energia pulite lo ritarderebbe di ben 93 giorni, ovvero più di tre mesi. 

Irrigazione con acque reflue depurate: dall’Emilia-Romagna il progetto che ricoprirà il 70% del fabbisogno irriguo regionale

Utilizzo delle acque reflue nel mondo agricolo: il progetto di ENEA riuscirà a soddisfare il 70% del fabbisogno idrico irriguo dell’Emilia-Romagna, riducendo il costo dei concimi del 30%.

Utilizzare le acque reflue depurate per irrigare e fertilizzare i campi. È il risultato ottenuto dalle sperimentazioni condotte da ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – in collaborazione con il gruppo Hera e l’Università di bologna.

L’obiettivo del progetto, cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), è stato quello di migliorare la gestione delle acque depurate in ottica di economia circolare, nonché di ridurre i consumi di acqua potabile nello svolgimento delle attività aziendali.

La sperimentazione, durata circa due anni, è stata eseguita presso il depuratore di Cesena. In questo è stato realizzato un prototipo automatizzato per il monitoraggio ed il controllo della qualità degli effluenti ai fini di un loro riutilizzo in un terreno agricolo sperimentale.

La centralina di controllo e automazione ospitata dal centro di Cesena è stata progettata per essere in grado di gestire e ottimizzare il riuso delle acque, le quali sono state trattate in funzione alle esigenze idriche e nutrizionali delle colture nel campo.

Il progetto si è rivelato molto promettente, mostrando la potenziale possibilità di soddisfare fino al 70% del fabbisogno idrico irriguo regionale. Ma non solo: grazie all’utilizzo delle acque reflue depurate, contenenti sostanze nutritive necessarie alla crescita delle piante, si è ottenuto un risparmio del 30% nei costi dei concimi senza registrare alcun danno alle coltivazioni. È stata infatti riscontrata una totale assenza di contaminazione di Escherichia coli o di qualsiasi altra carica batterica tra i germogli e i frutti.
Infine, anche il consumo di acqua potabile per l’utilizzo aziendale è stato ridotto del 10%.

“I risultati ottenuti evidenziano l’applicabilità della filiera tecnologica, sviluppata in forma prototipale nell’ambito del progetto a tutti gli impianti di depurazione per garantire una fonte idrica non convenzionale che sia sicura, economicamente conveniente ed in grado di fornire elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023. – afferma il coordinatore del progetto Luigi Petta e responsabile del Laboratorio di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui dell’agenzia ENEA – Tutto ciò ha avuto l’obiettivo di promuovere l’implementazione di best practices a beneficio degli stakeholder di filiera, dai gestori d’impianto ai consorzi di bonifica fino al settore dell’automazione, controllo e misurazione”.

“Storia di Acqua”: il cortometraggio di Luca Pagliari per sensibilizzare sull’importanza della risorsa idrica

“Storie di Acqua” è un documentario nato per raccontare cosa si celi dietro al ciclo dell’acqua, una risorsa tanto preziosa quanto vulnerabile.

L’idea nasce da Luca Pagliari, giornalista e scrittore, che durante un viaggio tra le fonti del territorio italiano, ha realizzato un cortometraggio sulla risorsa idrica e sull’importanza che essa ha per il bene del pianeta e dei suoi abitanti.

La trama si articola tra i racconti di persone che ogni giorno sono a contatto con questo elemento, testimonianze che cercano di sensibilizzare il pubblico sul tema dell’acqua e sulla difesa dell’ecosistema ad essa circostante.

Il progetto è stato abbracciato dal Gruppo Sanpellegrino, da sempre impegnato nella tutela idrica e delle fonti d’acqua minerale. Per questo motivo, il Gruppo ha permesso a Pagliari di visitare le sue fonti (Levissima, Nestlé e Acqua Panna) dal cuore delle Alpi Retiche, passando per il Mugello, fino a S.Stefano in Quisquina in Sicilia.

Le tappe vissute da Pagliari, riproposte in video suggestivi, portano alla luce un fatto noto ma spesso sottovalutato: l’acqua è una risorsa rinnovabile ma non infinita e la sua tutela dovrebbe essere, oggi più che mai, un fattore centrale nella vita di ogni cittadino.

Il cortometraggio è online sulle piattaforme web del Gruppo Sanpellegrino: clicca qua per vederlo.

Fonte: Sanpellegrino-corporate.it

EGATO 4 Latina: varato con Acqualatina un Piano d’Azione in caso di emergenza

L’estate del 2022 è una delle più calde e siccitose degli ultimi anni. A fronte di dati critici, la Regione Lazio ha annunciato lo stato di calamità naturale fino al 30 novembre 2022. Nonostante la situazione allarmante, sul territorio dell’ATO 4 non si registra ancora alcuna criticità dovuta al rischio siccità, soprattutto grazie agli interventi di prevenzione già realizzati negli ultimi anni.

Questi interventi, ad esempio, hanno fatto sì che la disponibilità idrica dell’ATO4 aumentasse di circa 230 litri al secondo (pari a circa il 100% dell’intera portata a servizio dell’area) per l’area dei Monti Lepini e di circa 220 litri al secondo (pari a circa il 25%) in più per il Sud Pontino, con conseguente maggiore stabilità dell’approvvigionamento.

“Seppur lo stato d’emergenza non ci interessa ancora da vicino – spiega l’ingegnere Umberto Bernola dell’EGATO 4 Latina – in stretta collaborazione con il gestore Acqualatina abbiamo comunque varato un Piano d’Azione costituito da misure preventive da attivare subito tese ad una maggiore tutela della risorsa idrica oggi disponibile e misure operative per garantire un servizio quanto più regolare possibile nel caso persista l’assenza di pioggia per tutto il periodo estivo e si manifesti una emergenza idrica”.

Il Piano d’Azione operativo da porre in essere qualora si presentasse un’eventuale crisi idrica si articolerà in tre specifiche aree di intervento:

  • Azioni tecniche – Gestione notturna delle valvole regolatrici di pressione presenti sulla rete idrica dell’ATO 4 per consentire il recupero dei serbatoi di accumulo e la riduzione dello stress sulle opere di captazione.
  • Azioni organizzative – Attivazione di un piano straordinario di rafforzamento del presidio tecnico sul territorio. Questo prevedrà un potenziamento della turnazione del personale Tecnico e di coordinamento, con l’attivazione di un monitoraggio continuo e centralizzato del territorio. Saranno inoltre potenziate le attività di ricerca delle perdite occulte e ridotti i tempi di intervento di manutenzione sulla rete.
  • Diffusione dell’informazione – Attivazione di un flusso informativo costante a beneficio di Sindaci, utenti, stakeholder e media in caso di un peggioramento della disponibilità idrica.

“L’Ente – conclude Bernola – ha voluto agire in anticipo così da poter salvaguardare il territorio e prevenire quanto più possibile lo stato di crisi che ad oggi colpisce molti territori italiani e del Lazio”.

Il laboratorio idroponico del Santa Chiara Lab: una soluzione innovativa e sostenibile nel campo agroalimentare

L’università di Siena in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca inaugura un laboratorio idroponico per individuare soluzioni sostenibili ed attente allo spreco idrico.

Il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, ha inaugurato il suo primo laboratorio idroponico. Si tratta di un innovativo sistema di indoor farming adattato all’interno di una ex-sala riunioni. Il laboratorio sarà luogo di didattica e ricerca all’interno del quale verranno individuate soluzioni sostenibili e condivise per l’agroalimentare in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Le coltivazioni idroponiche sono sistemi di indoor farming che permettono di coltivare piante da frutto e da foglia riducendo il consumo di acqua e di agrofarmaci. Con esse, infatti, la terra viene sostituita da un substrato inerte di acqua addizionata a nutrienti ed ossigeno che circolano nelle radici della pianta permettendo la sua crescita. Con questo percorso di maturazione interagiscono appropriate tecnologie necessarie a rendere la serra ospitale per le piante: esse controllano la luce e la temperatura, componenti fondamentali per la sua salute e crescita.

L’idroponica permette un risparmio di acqua non banale grazie al recupero e al riutilizzo del flusso idrico, il quale viene raccolto dopo l’utilizzo e riciclato per un nuovo ciclo di irrigazione. Razionalizzato è anche l’impiego dei nutrimenti erogati alle piante, perché tutto viene misurato e controllato con l’obiettivo di fornire solo lo stretto necessario e mai di più.

Dopo varie sperimentazioni in campo agricolo, l’idroponica ha ricavato sempre più successo sia in ambito industriale che domestico. In particolar modo, questa si è rivelata un’ottima possibilità per le grandi città dove mancano i terreni utilizzabili per la coltivazione di terreni. Oltre a ciò, risulta essere un vantaggio anche per gli agricoltori: con la coltivazione idroponica, infatti, la stagionalità della frutta e della verdura viene a mancare, potendo così produrre in ogni periodo dell’anno senza avere il bisogno d’importare i prodotti.

Il laboratorio inaugurato dal Santa Chiara Lab, oltre ad essere uno spazio dedicato alla sperimentazione di tecniche idroponiche su culture indoor, è anche un importante strumento didattico. Come ha dichiarato Francesco Frati, rettore dell’Università di Siena, «la creazione di questo innovativo laboratorio idroponico rappresenta un ulteriore passo in avanti nella configurazione del centro Santa Chiara Lab dell’Università di Siena come luogo di co-creazione e progettazione di soluzioni condivise dove studenti, agronomi, tecnici e ricercatori potranno toccare con mano e conoscere le nuove progettualità in campo agrifood a beneficio della ricerca e dello sviluppo agroalimentare in ottica di sviluppo sostenibile».

Uso consapevole della risorsa idrica destinata al consumo umano

Come illustrato dalla Segreteria Tecnico Operative a seguito dell’ultima Conferenza dei Sindaci del 27/06/2022, nell’ATO 4 non si sono ad oggi manifestate problematiche legate alla carenza idrica per la scarsità delle piogge, comunque si ritiene necessario invitare le SS.LL. ad emettere Ordinanze per l’utilizzo corretto della risorsa idrica al fine di tutelare Ia stessa risorsa e consentire di preservarla qualora continuassero tali situazioni atmosferiche.

L’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto ad altri usi che sono ammessi solo quando la risorsa è sufficiente, così come dettato dall’art. 144, commi 3 e 4 del Decreto Legislative n. 152 del 03 aprile 2006, “norme in materia ambientale”, per questo gli utenti del servizio idrico non devono usare la risorsa “impropriamente”.

Il divieto di utilizzo dell’acqua destinata al consumo umano deve essere ordinato almeno:

  • per gli usi diversi da quello stabilito nel relativo contratto di fornitura;
  • per il riempimento delle piscine;
  • per irrigare orti, giardini, lavare strade, selciati e qualsiasi altro utilizzo non strettamente riconducibile all’uso personale;
  • per il prelievo di acqua da fontane pubbliche per usi non diretti ed immediati, per riempire cisterne o botti, per rifornire locali privati mediante l’utilizzo di tubi di gomma ecc.

Per scaricare il comunicato clicca qua