L’industria della moda, in particolare quella del fast fashion ha un impatto significativo sull’ambiente e soprattutto sulle risorse idriche globali. Ogni anno tonnellate di acqua vengono usate per produrre vestiti a basso costo, alimentando un modello di consumo non più sostenibile per il nostro pianeta.
Ma qual è il vero impatto che ha l’industria della monda sulle risorse idriche?
Il consumo di acqua nel fast fashion
Il fast fashion, anche detto “moda veloce” si basa su cicli di produzione rapidi e volumi elevati di indumenti prodotti, il che implica un enorme consumo di acqua. Secondo le stime, per produrre una singola maglietta sono necessari 2.700 litri d’acqua, mentre la produzione di un paio di jeans può richiedere fino a 10.000 litri. Anche i processi di tintura di un capo richiedono migliaia di litri di acqua oltre a sostanze chimiche che contaminano le riserve idriche.
Inoltre, la maggior parte del cotone mondiale viene coltivato in paesi come la Cina, India, Pakistan e Brasile dove l’acqua dolce è già una risorsa limitata.
Smaltimento dei rifiuti tessili e inquinamento idrico
Il fast fashion ha un impatto devastante sulle risorse idriche, non solo per l’enorme consumo d’acqua richiesto durante la produzione, ma anche per l’inquinamento causato dallo smaltimento inadeguato dei rifiuti tessili.
Gli indumenti accumulati nelle discariche illegali come quelle nel deserto di Atacama e a Dandora, una volta inceneriti rilasciano microfibre sintetiche e sostanze chimiche tossiche che si infiltrano nel terreno, contaminando le falde acquifere e compromettendo la qualità dell’acqua rendendola dannosa per gli ecosistemi locali. Inoltre, l’inquinamento delle risorse idriche può anche ridurre la disponibilità di acqua pulita per l’irrigazione e l’agricoltura, creando ulteriori problemi per le comunità locali e la loro sicurezza alimentare.
Ma in che altro modo si possono rilasciare le microplastiche nell’ambiente?
L’impatto del lavaggio dei tessuti sintetici
Gli indumenti del fast fashion sono principalmente composti da poliestere e altri materiali sintetici. Questi sono i primi responsabili delle microplastiche rilasciate nell’ambiente. Si stima che un singolo lavaggio può rilasciare fino a 700.000 microfibre che finiscono negli oceani e successivamente nella catena alimentare. L’industria del fast fashion, basata su prezzi bassi e poca qualità, promuove numerosi primi lavaggi. Di conseguenza, si stima che nei fondali marini siano presenti oltre 14 milioni di tonnellate di microplastiche che danneggiano la salute umana in secondo luogo.
Soluzioni sostenibili per ridurre l’impatto idrico e ambientale
Per affrontare l’impatto idrico del fast fashion è fondamentale promuovere alcune soluzioni sostenibili:
- Acquisti consapevoli: acquistare meno e puntare su capi di buona qualità, che durano nel tempo e contrastano le logiche della produzione intensiva dell’industria del fast fashion.
- Materiali sostenibili: preferire tessuti che richiedono meno acqua durante la produzione come il cotone biologico, il lino o materiali riciclati.
- Lavaggi meno frequenti: lavare i capi meno frequentemente e a basse temperature riduce il rilascio di microplastiche dai tessuti. Usare sacchetti per il bucato può aiutare a trattenere le microfibre.
- Riciclo e riuso: il riciclo e il riuso dei capi aiuta a ridurre i rifiuti tessili e l’inquinamento delle acque. È bene quindi favorire l’acquisto di capi di seconda mano piuttosto che capi fast fashion.
- Ridurre i rifiuti tessili: smaltire correttamente i vestiti ma soprattutto donare quelli che non si utilizzano più, riduce l’accumulo dei rifiuti tessili.
Ognuno di noi può fare la propria parte per ridurre l’impatto sull’acqua e sull’ambiente. Scegliere una moda sostenibile e consapevole contribuisce a tutelare le risorse idriche per le generazioni future.