Il settore agricolo registra l’utilizzo di circa il 70% delle risorse idriche mondiali, diventando così il primo per consumo di acqua. Sviluppare e investire su tecnologie in grado di ridurne la dispersione diventa quindi una sfida globale. Edera Farm rappresenta un esempio di come si possano ripensare le tecniche produttive attraverso quella che viene conosciuta come “idroponica”. Con Egato 4 Latina abbiamo intervistato il suo fondatore, Alessio Saccocio, per conoscere la storia della start-up e la sua evoluzione.
Edera Farm nasce nel 2021, ma la sua storia comincia prima?
Si. Il progetto nasce sul territorio di Latina nel 2018 con Idroluppolo, la prima start-up europea a produrre luppoli attraverso la tecnologia idroponica. Visto il mercato italiano, in forte crescita durante quegli anni, il nostro obiettivo era quello di trovare un modo di produrre un luppolo (che allora era per il 97% importato) sul nostro territorio in maniera sostenibile. Io e quello che allora era il mio socio, Carlo Muzzi, in quel periodo ricercatore universitario di Tor Vergata, abbiamo iniziato la sperimentazione sulla produzione a idroponica del luppolo grazie alla vittoria di un bando della Regione Lazio, il quale ci ha permesso di noleggiare la prima serra a Terracina.
Da qua siamo cresciuti, realizzando tra i 4 e i 5 impianti in giro per l’Italia e affinando le tecniche di lavorazione sia al chiuso che all’aperto. Ed è così che nell’agosto del 2021 abbiamo ricevuto il primo finanziamento europeo Venture Capital dai nostri attuali partner, Ulixess: loro hanno apprezzato le nostre tecnologie e ci hanno proposto di trasformare la nostra start-up in Edera Farm, utilizzando quindi gli impianti idroponici per tutte le tipologie di piante.
Dopo il finanziamento si sono inoltre prospettate molte opportunità di collaborazione. Una di queste è avvenuta con Siad, Società Italiana Acetilene, grazie alla quale stiamo lavorando per brevettare gas alternativi che possano ridurre l’utilizzo di pesticidi in agricoltura. Inoltre, con l’Università della Sapienza stiamo studiando un modo per utilizzare tali gas per aumentare le difese della pianta.
E poi c’è il tuo brevetto Alessio?
Esattamente. Il REC system, ovvero un sistema innovativo per la produzione di piante a grande e media radicazione. Il focus è quello di andare a sostituire i classici panetti di substrato utilizzati nella tecnologia a idroponica, riducendo quindi gli sprechi dello stesso grazie all’utilizzo della sola acqua.
Ma in cosa consiste la tecnologia idroponica?
L’idroponica è un tipo di tecnologia che permette di coltivare piante riducendo il consumo di acqua e di agrofarmaci. Con essa, infatti, la terra viene sostituita da un substrato di acqua addizionata a nutrienti e ossigeno che circolano nelle radici della pianta permettendo la sua crescita.
L’idroponica più utilizzata è quella nata negli anni Settanta: questa utilizza 50-60 litri di substrato, il quale non viene però recuperato. La tipologia di idroponica da noi proposta prevede, invece, che le radici crescano direttamente in acqua senza l’impiego di una massiccia quantità di substrato: si sfruttano infatti solo 6 litri, risparmiandone quindi l’80% rispetto alle tecnologie tradizionali.
E grazie alla vostra innovazione quale impatto avete avuto sul risparmio idrico?
Per la produzione di foglia verde (piante aromatiche, basilico e tutto ciò che non fiorisce) abbiamo registrato un 97% di acqua risparmiata in ambiente indoor – controllando quindi temperatura, umidità e luminosità. In ambiente outdoor registriamo tra l’80 e l’85% di acqua risparmiata, anche perché sfruttiamo il sistema a ricircolo che ci permette di riutilizzare l’acqua in eccesso che viene recuperata, ritrattata e immessa nel sistema. Per quanto riguarda invece le piante grandi, quelle da frutto, siamo intorno al 60-65% di acqua risparmiata rispetto alla coltura in campo.
La questione del risparmio e recupero delle acque è centrale: l’idroponica può infatti ridurne l’utilizzo del 97% rispetto all’agricoltura tradizionale. Proprio per questo è importante che questa tecnologia si sviluppi e cresca nel suo utilizzo. Finora in Italia ha rappresentato il fanalino di coda vista la buona qualità del terreno. L’Unione Europea si sta comunque muovendo per evolvere le classiche modalità di agricoltura. E proprio l’Unione Europea ha dato vita a dei bandi chiamati Edogreen per portare queste tecniche all’interno delle scuole.
Anche Edera Farm partecipa a questo progetto coinvolgendo gli studenti italiani.
Si. Stiamo realizzando due impianti idroponici didattici in Sicilia, uno nella provincia di Bari e l’altro ad Isernia. Noi insegneremo ai professori come utilizzare questi tipi di impianti e loro trasmetteranno le conoscenze apprese ai loro alunni.
Quindi offrite consulenza per aziende e agricoltori e didattica per la scuola. Ma c’è anche possibilità di contattarvi per soluzioni domestiche?
I piccoli impianti realizzati per le scuole potrebbero essere in realtà soluzioni ottime anche per l’uso domestico. Ad esempio, per le insalate abbiamo progettato impianti che possono produrre dai trenta ai cinquanta raccolti al mese. Abbiamo, inoltre, impianti che producono frutti in piccole quantità. Per il futuro abbiamo quindi programmato di aprirci al mercato del privato, facendo sì che le famiglie possano acquistare questi impianti per produrre i propri raccolti sul balcone, in casa o nel giardino. Tra l’altro lavoreremo anche su dei videocorsi: sarà quindi possibile comprare le nostre tecnologie e avere un video di spiegazione su come produrre in casa i propri ortaggi.